Lussazione di spalla: perché può riaccadere e cosa fare?

Calcio, rugby, pallacanestro, ma anche gesti quotidiani come allungarsi per afferrare qualcosa o più banalmente, una caduta accidentale, possono provocare un trauma di spalla chiamato lussazione. Si tratta della fuoriuscita della testa dell’omero (l’osso del braccio) dalla glena, ovvero la cavità che si trova nella scapola. Riportare la spalla in sede, con le manovre eseguite dal personale sanitario, può essere risolutivo ma in molti casi la lussazione di spalla può riaccadere. Perchè? E cosa fare? 

 

Per la sua struttura, la spalla è un’articolazione altamente instabile. «Questo significa che, in caso di infortuni e traumi può verificarsi la sublussazione (fuoriuscita parziale) o la lussazione (completa) della testa dell’omero. Quando accade, il rischio che la spalla fuoriesca ancora aumenta, specie nelle persone che praticano sport. In questi casi, per evitare che riaccada, la soluzione è chirurgica». 

 

Lussazione: perchè può ricapitare?

«In caso di lussazione, i tendini e i legamenti della spalla che formano la struttura chiamata cuffia dei rotatori, che ha la funzione di stabilizzare la spalla, subiscono un allungamento innaturale che impedisce loro di tornare alle dimensioni originarie, causando instabilità. Nei casi più gravi, la lussazione di spalla può provocare una sorta di frattura del margine anteriore della glena scapolare».

 

Lussazione o sublussazione si manifestano in modo analogo 

  • dolore
  • debolezza del braccio
  • gonfiore
  • spalla che fuoriesce in avanti

Per questo motivo, lussazione e sublussazione sono difficili da distinguere. «Dopo le manovre di urgenza per riportare la spalla in sede, la visita specialistica con l’ortopedico sarà in grado di valutare con maggior precisione l’entità dell’infortunio, grazie a un’anamnesi approfondita e, se necessario, all’aiuto delle immagini fornite da esami più specifici come ad esempio la risonanza magnetica». 

 

La spalla è “uscita”. Cosa fare?

«La prima cosa da fare è recarsi al pronto soccorso, evitando rimedi fai-da-te per riportare la spalla nella sua sede. Infatti, potrebbero essere presenti eventuali fratture associate alla lussazione che solo una radiografia può escludere. Solo dopo la radiografia, il personale sanitario interviene eseguendo le opportune manovre di riduzione, poi gli esami diagnostici specifici (TAC o RMN) per valutare eventuali danni ai tessuti molli (legamenti, tendini, muscoli). Infine, il braccio del paziente viene messo a riposo in un tutore da portare da 2 a 4 settimane a seconda della gravità della lussazione, a cui seguirà un periodo di riabilitazione di circa 3 mesi allo scopo di recuperare la normale mobilità articolare rinforzando i muscoli della cosiddetta “cuffia dei rotatori”, ovvero i muscoli deputati al contenimento e stabilità della testa dell’omero all’interno della cavità glenoidea»


Lussazione di spalle: come evitare che ricapiti?

In questo tipo di trauma, la fisioterapia è di fondamentale importanza. Una volta che lo stato infiammatorio acuto è passato e il dolore si è ridotto è possibile agire sull’instabilità articolare rinforzando i muscoli della cuffia dei rotatori, attraverso esercizi specifici da eseguire con speciali elastici.
Quando gli episodi di lussazione sono ricorrenti, si parla di recidive. Accade soprattutto in pazienti giovani o con richieste funzionali elevate. Sebbene la riabilitazione muscolare serva proprio a ridurre il più possibile il rischio di recidive, tuttavia può non bastare a evitare il rischio di eventi lussativi che, nel lungo periodo possono esporre la spalla ad artrosi precoce, e rovinare il cercine glenoideo, una specie di guarnizione che si trova sulla glena e ha la funzione di “ammortizzatore” dell’articolazione. In caso di recidive, quindi, l’intervento chirurgico diventa improrogabile.

 

Terapia conservativa o chirurgica: in quanto tempo guarisce la spalla?

«Non è possibile definire un tempo standard di guarigione. Sia in caso di terapia conservativa che in caso di intervento chirurgico, la valutazione va fatta dall’ortopedico dopo che il paziente ha affrontato la fisioterapia e tenendo conto dell’età, delle caratteristiche del paziente e dell’attività fisica che si tornerà a fare. Se si seguono i consigli del medico e del fisioterapista, insieme alle opportune terapie, nella maggior parte dei casi il recupero e il ritorno alla normale attività sportiva sarà completo».