La capsulite adesiva (spalla congelata o frozen shoulder)

Il termine “spalla congelata” viene utilizzato per descrivere una spalla dolorosa e rigida, con perdita di mobilità in tutti i piani dello spazio. Il termine medico è “capsulite adesiva”, che indica un processo infiammatorio a livello della capsula articolare (capsulite), la quale diventa più spessa e anelastica.

Quali sono le cause della “spalla congelata”?

Ci sono diverse cause di “spalla congelata”, che vengono classificate in primarie e secondarie.
Le cause primarie vengono definite anche idiopatiche e comprendono tutte quelle condizioni non riconducibili a una vera e propria causa. Le cause secondarie invece includono il diabete, un trauma (fratture) o un intervento chirurgico (riparazione della cuffia dei rotatori, stabilizzazione gleno-omerale).
Il comune denominatore, indipendentemente dalla causa, è la presenza di un processo infiammatorio (capsulite) che porta alla formazione di tessuto fibro-cicatriziale, che a sua volta porta a una retrazione della capsula articolare. L’eziologia di tale processo non è del tutto nota: il meccanismo patogenetico pare essere il risultato di un’inappropriata attività cellulare per cui si crea uno squilibrio tra processo infiammatorio e processo cicatriziale, a favore di quest’ultimo.
Le donne sono più colpite degli uomini con un rapporto di 2 a 1 e i chi soffre di diabete ha una probabilità maggiore di 4 volte di essere colpito da questa patologia. Inoltre, per chi sviluppa una capsulite adesiva, la probabilità di svilupparla anche a livello della spalla controlaterale è maggiore.

Quanto dura una “spalla congelata”?

Il decorso della capsulite adesiva prevede 3 fasi.
La prima, caratterizzata da dolore e da graduale perdita di movimento, viene chiamata fase del “congelamento”. La seconda fase, o fase della spalla congelata, si distingue per un’importante perdita di movimento della spalla. La terza fase è detta dello “scongelamento”, perché caratterizzata da un graduale recupero del movimento articolare.
La durata di ciascuna fase, in assenza di trattamento, può andare dai 4 ai 20 mesi.

Quali sono i sintomi della “spalla congelata”?

La spalla congelata si presenta inizialmente con dolore, anche in assenza di un trauma precedente, e successivamente compare rigidità articolare. L’esordio può essere subdolo ed è molto importante riuscire a distinguerla da una rottura della cuffia dei rotatori o dall’artrosi, perché le patologie prevedono trattamenti diversi.

Come si diagnostica una “spalla congelata”?

La diagnosi è prevalentemente clinica.
L’età (30-50 anni), il sesso (donne) e la storia del paziente (trauma, intervento chirurgico,…) sono gli elementi più importanti per la diagnosi: la descrizione di una graduale perdita di articolarità e la comparsa del dolore ingravescente devono far nascere il sospetto di una capsulite adesiva.
All’esame clinico si evidenzia una perdita della mobilità attiva (il paziente non riesce a muovere la spalla) e passiva (il medico fa fatica a muovere la spalla del paziente). La forza muscolare non è compromessa, a meno che non coesista una lesione della cuffia dei rotatori.
Una radiografia della spalla si rende necessaria per escludere l’artrosi gleno-omerale nella diagnosi differenziale come causa della perdita del movimento. La RMN può evidenziare alcuni segni caratteristici ed escludere la presenza di lesioni della cuffia dei rotatori.

Come si cura la capsulite adesiva?

Nella spalla congelata le infiltrazioni ecoguidate intraarticolari di cortisone danno rapidi e ottimi risultati sia nella risoluzione del dolore che nel recupero dell’articolarità.
È di fondamentale importanza utilizzare la guida ecografica perché lo spazio da infiltrare (la cavità articolare) è profondo e di volume ridotto, pertanto difficile da infiltrare “a mano libera” (dalla letteratura, il 40% delle infiltrazioni NON ecoguidate non sono accurate!).
In base alle necessità, la terapia infiltrativa può essere associata o sostituita dalla terapia orale.
Questo approccio terapeutico risolve definitivamente circa il 95% delle capsuliti: per i casi resistenti, occorre considerare la possibilità dell’intervento chirurgico.

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