Le patologie della spalla: la tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori

La tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori è una patologia molto frequente. Si stima che circa il 75% della popolazione ne sia affetta, ma spesso è del tutto asintomatica o non sufficientemente dolorosa per ricorrere a una visita medica. In alcuni casi, invece, provoca una sintomatologia talmente dolorosa che il paziente affetto si reca in pronto soccorso. Il trattamento è nella maggior parte dei casi conservativo (non chirurgico). Antiinfiammatori, infiltrazioni subacromiali, ma soprattutto lavaggi ecoguidati delle calcificazioni possono risolvere definitivamente il problema.

Cos’è la tendinopatia calcifica?

La tendinopatia calcifica è una condizione caratterizzata dall’accumulo di depositi di calcio al livello dei tendini della cuffia dei rotatori della spalla. Il tendine più frequentemente colpito è il sovraspinato. Quando le calcificazioni raggiungono un certo volume causano dolore perché irritano il tendine. L’irritazione del tendine, infatti, porta a un rigonfiamento che provoca a sua volta uno scorrimento difficoltoso e doloroso a livello dello spazio sottoacromiale.
La tendinopatia calcifica colpisce solitamente individui di età tra i 30 e i 50 anni. Le donne sembrano esserne affette con maggior frequenza rispetto agli uomini. Anche individui con disfunzioni endocrine come problemi tiroidei o diabete sembrano avere un rischio maggiore di sviluppare una tendinopatia calcifica.

Qual è la causa della tendinopatia calcifica?

La causa esatta della tendinopatia calcifica è sconosciuta ma si pensa sia conseguente a uno stato di sofferenza del tendine, con diminuzione dell’apporto di ossigeno e conseguente metaplasia calcifica (cioè formazione di depositi di calcio anziché di cellule tendinee).
Il processo di calcificazione dei tendini avviene solitamente in due stadi. Durante il primo stadio avvengono dei cambiamenti cellulari a livello del tendine per cui si ha la formazione di cristalli di calcio. Durante il secondo stadio, che avviene in tempi diversi e imprevedibili, la calcificazione si frammenta.
Chi soffre di tendinopatia calcifica potrebbe provare dolore alla spalla in entrambe le fasi ma solitamente la fase di riassorbimento è quella più dolorosa perché tale processo causa un aumento di pressione all’interno della calcificazione e quindi a livello del tendine.

Come si fa la diagnosi della tendinopatia calcifica?

Il sintomo principale lamentato dal paziente è il dolore alla spalla. A volte questo può essere accompagnato dalla limitazione del movimento e dall’instaurarsi di una spalla rigida. Oppure arriva in concomitanza con una sensazione di debolezza e dolore alla palpazione sulla zona corrispondente alla calcificazione.
In alcuni casi la crisi dolorosa costringe il paziente a recarsi al pronto soccorso.
È sufficiente un’ecografia e/o radiografia standard della spalla per visualizzare la calcificazione.
Anche in questo caso, la possibilità di completare la visita con un’ecografia consente l’identificazione della calcificazione (senza attendere ulteriori esami) e di procedere al trattamento (lavaggio ecoguidato percutaneo o litoclasia).

Come si cura la tendinopatia calcifica? Cos'è il lavaggio ecoguidato o litoclasia?

La maggior parte delle volte una cura di tipo conservativo risulta essere risolutiva.
Le microcalcificazioni possono trovare beneficio dalle onde d’urto mentre, per quelle più voluminose, il trattamento standard oggi è rappresentato dalla litoclasia o lavaggio percutaneo delle calcificazioni.
Si tratta di una procedura ambulatoriale, eseguita sotto la guida di un’ecografia, in anestesia locale, della durata di circa 20 minuti. Previa accurata disinfezione e preparazione del campo sterile, vengono inseriti uno o due aghi all’interno della calcificazione con la funzione di aspirare il contenuto calcifico (che spesso ha la consistenza della pasta dentifricia) e di permettere un lavaggio con soluzione fisiologica sterile.
Il paziente riferisce un immediato beneficio e una (impensabile fino a pochi minuti prima) ripresa della mobilità della spalla. Non occorre indossare un tutore ma al contrario viene consigliato l’utilizzo del braccio per le normali attività della vita quotidiana (senza eseguire sforzi e lavori pesanti per 6 settimane).
Nei casi in cui tutti i trattamenti di tipo conservativo non hanno avuto successo, la causa è da ricercarsi probabilmente nella presenza di una lesione tendinea e pertanto si procede alla riparazione per via artroscopica.

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