L’Instabilità di spalla

La spalla è l’articolazione più mobile del nostro corpo, ma anche la più instabile. La maggior parte delle lussazioni/sublussazioni sono riconducibili a un evento traumatico, come una caduta o una collisione durante la pratica sportiva, in cui il braccio si trova spesso ruotato verso l’esterno e abdotto. Il primo approccio nei confronti di questo tipo di patologia è sempre riabilitativo. Ossia, dopo 3-4 settimane di immobilizzazione con un tutore, si procede al recupero dell'articolarità e al rinforzo selettivo dei muscoli “stabilizzatori”. Ciò si fa lavorando sui meccanismi di controllo “propriocettivi”. In questo modo l’articolazione infortunata può recuperare una sufficiente stabilità, tale da consentire non solo l’esecuzione delle normali attività quotidiane ma anche la ripresa dello sport.

Cos'è l'instabilità della spalla?

Si parla di instabilità della spalla quando la testa omerale fuoriesce dalla cavità glenoidea durante un movimento della spalla.
Se la testa perde completamente e permanentemente il contatto con la glena si parla di lussazione. Si parla inoltre di lussazione quando la spalla non si riduce da sola ma è necessaria la manovra esterna da parte di una terza persona (medico, preferibilmente).
La lussazione è accompagnata da importante dolore e impotenza funzionale. È necessario recarsi in Pronto Soccorso dove sarà il medico a ridurre la lussazione, previa esecuzione di una radiografia.

Se invece la testa esce solo parzialmente e temporaneamente dalla glena, riducendosi spontaneamente, si parla di sublussazione.

In generale la lussazione di spalla si verifica in seguito a un evento traumatico, come un contrasto in uno sport di contatto o una caduta.
Gli individui caratterizzati da un’iperlassità congenita hanno una probabilità maggiore di avere una spalla instabile e quindi lussabile o sublussabile. Alcuni di essi sono addirittura in grado di sublussare volontariamente la spalla.

La lussazione avviene solitamente in direzione anteriore o più precisamente antero-inferiore. Nel 10% dei casi può essere posteriore e nel 5-10% dei casi può verificarsi in tutte le direzioni. Ciò ha il nome di instabilità multidirezionale.
Queste sono le molteplici facce dell’instabilità della spalla.

Cosa succede alla spalla quando si lussa?

La maggior parte delle lussazioni avviene in seguito a eventi traumatici di una certa entità.
Per questo motivo la lussazione spesso è accompagnata dalla rottura di numerose strutture anatomiche (legamenti, cartilagine articolare, ossa, muscoli, capsula). In particolare, la lesione più frequente è la ”lesione di Bankart” (che prende il nome dal chirurgo che per primo la descrisse nel 1920).
Questa consiste nel distacco del labbro glenoideo dal bordo della glena a cui è normalmente adeso. Di conseguenza la superficie di appoggio e la profondità della glena diminuiscono e la testa omerale difficilmente riesce a mantenere la posizione e la centratura all’interno della stessa. Inoltre, il labbro glenoideo funge anche da punto di ancoraggio per il legamento gleno-omerale inferiore, che è il legamento più importante per la stabilità della spalla, dal momento che sostiene inferiormente la testa omerale come un’amaca, evitandone lo scivolamento verso il basso.

Ci possono essere altre lesioni in seguito ad una lussazione traumatica della spalla?

LESIONI NERVOSE. Il plesso brachiale è un complesso di nervi che decorre a livello della parte anteriore della spalla. Quando la testa dell’omero si lussa può stirare o comprimere i nervi del plesso brachiale. Ne deriva debolezza e perdita di sensibilità (parestesie) dell’arto superiore. Per fortuna la lesione del plesso brachiale è un’evenienza molto rara.
Solitamente il nervo che viene “stirato” più frequentemente nel corso di una lussazione è il nervo circonflesso, responsabile della sensibilità della parte laterale del braccio e della innervazione del muscolo deltoide. Nell’80% dei casi circa la sintomatologia regredisce, ma può persistere anche per molti mesi.

LESIONI DELLA CUFFIA DEI ROTATORI. Rotture dei tendini della cuffia dei rotatori in seguito a lussazione di spalla si verificano solitamente in persone con età superiore ai 40 anni e solo raramente in pazienti giovani. Il motivo risiede nel fatto che con l’età la qualità dei tendini peggiora e pertanto divengono più soggetti a rottura, quando stirati bruscamente. Per questo motivo è molto importante che il medico valuti la funzionalità della cuffia dei rotatori in seguito a una lussazione. Nei casi dubbi è necessario eseguire una Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) della spalla.

LESIONI OSSEE. Quando il trauma è molto importante, una porzione più o meno ampia della glena si può fratturare (“bony bankart”) causando instabilità. Nei casi di lussazione ricorrente, si può verificare un’erosione progressiva del bordo antero-inferiore della glena, causando una instabilità cronica. La lesione ossea che interessa la testa omerale al momento della lussazione viene chiamata lesione di “Hill-Sachs”.

Come si cura un'instabilità anteriore della spalla?

TRATTAMENTO CONSERVATIVO: la lussazione acuta viene trattata con l’immobilizzazione con un tutore per un periodo solitamente di 3 settimane, periodo necessario per il controllo del dolore e per la guarigione delle strutture caspulo-legamentose compromesse. Al periodo di immobilizzazione deve seguire un programma riabilitativo per il recupero dell’articolarità. Per gli atleti e i soggetti sportivi tale programma deve continuare fino al recupero completo della forza muscolare e fino a quando il test dell’apprensione risulta negativo (ovvero il timore che la spalla si possa lussare quando il braccio viene portato in abduzione e rotazione esterna). Il ritorno allo sport è possibile, con rischio di recidiva più elevato nei giovani atleti di sesso maschile che praticano sport di contatto.

STABILIZZAZIONE CHIRURGICA. L’intervento chirurgico è indicato quando l’instabilità della spalla diventa un problema cronico e il trattamento conservativo fallisce. La decisione di intervenire chirurgicamente già dopo il primo episodio di lussazione è influenzata da diversi fattori, quali la presenza di lesioni ossee come una frattura scomposta della glena, o la presenza di fattori di rischio come la giovane età e la pratica di sport di contatto. Negli atleti professionisti bisogna considerare anche il periodo della stagione agonistica in cui si trovano al momento dell’infortunio.

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